Bedoz: il suo racconto è un western metropolitano, un western moderno, ambientato in un "profondo sud italiano" che funziona benissimo. La storia mi è piaciuta, è scritta molto bene e fin da subito ci si trova immersi nelle atmosfere western, ma a mio avviso non ha modo di svilupparsi come dovrebbe all'interno dei limiti di lunghezza del contest; un racconto di media lunghezza sarebbe stato l'ideale, e secondo me questa è l'unica storia del contest a poter essere sviluppata sotto forma di romanzo. Indubbiamente una gran bella prova di Bedoz, che si merita un applauso anche per aver osato concludendo la storia senza l'happy end.
Colei che...: la Leader opta per una soluzione fantascientifica, e devo dire di aver apprezzato molto l'idea del digitale terrestre che approda... nello spazio. Lo stile della Leader è brioso e divertente, e alla coppia di coniugi ci si affeziona immediatamente. Inoltre il tutto è imbastito con un effetto sorpresa, in modo che la natura fantascientifica della storia, nonché quella aliena dei coniugi, si scopra solo scoprendo le carte alla fine del racconto. Però anch'io, come Lutty, ho sentito odore di alieni da subito, e questo perché per il marito hai scelto un nome Evroniano!
Ma credo che la cosa abbia potuto anticipare il colpo di scena solo ai Piker.
Concordo poi con DJ sulla natura da incipit del racconto: la storia si conclude con un finale aperto lasciando presagire sviluppi futuri, quasi si trattasse del numero zero di una sit-com.
djJurgen: il Diggy parte dall'idea che tutte le storie e i personaggi, per il solo fatto di essere stati inventati e scritti, esistano realmente (ed è così, no?), per imbastire una storia che è follia pura. Nel senso positivo del termine, ovviamente (d'altra parte stiamo sempre parlando di una metà degli Sgrittori, mica cotica!). L'idea che i casini creati dal passaggio dall'analogico al digitale crei degli scompensi nei film e nei telefilm che sul digitale vengono trasmessi è ottima, e il mescolarsi di storie e personaggi diversi ricorda certi racconti incentrati su paradossi dei viaggi nel tempo. Il signor Jurgen in queste situazioni paradossali ci sguazza a meraviglia, e con il suo stile confeziona dei momenti davvero divertenti (soprattutto all'interno del liceo di HSM). In un certo senso sconvolgente il finale, con la morte dello Straniero dagli Occchi di Ghiaccio che crea problemi per il sequel ma non per il prequel (anche qui impossibile non pensare ai viaggi nel tempo e ai paradossi possibili). Finale che però rimane anche qui aperto, con la faccenda di Silvanito e dei Jonas, che anche in questo caso fa pensare a sviluppi possibili, magari con gli omini del digitale che saltellano tra un film all'altro nella speranza di riordinare le cose.
luttazzi4ever: che il nostro fosse avezzo all'umorismo graffiante e alla satira politica è cosa nota (e d'altra parte il suo nick parla da solo). E con questo racconto il nostro Lutty si conferma all'altezza della sua fama, imho andando anche oltre. Si, perché in barba al signor Zingarelli non ho esitazioni a definire geniale l'uso che ha fatto del western come metafora veritiera e graffiante sull'assurda situazione venutasi a creare tra switch-off a rate, geurra spietata tra Sky e Rai-Mediaset, e coesistenza bellicosa tra analogico, dtt e satellite, inserendo anche alcuni elementi di satira sul grado (o meglio degrado) della società italiana attuale. E il bello di tutto questo è che la storia e i personaggi funzionano anche a prescindere dalla metafora e dagli intenti satirici. Sulla frase finale, è geniale e divertente, e anch'io come Max ho idea che Lutty sia partito dall'idea della frase per sviluppare il tutto in funzione della stessa, anche se è vero che comunque stride con lo stile del racconto.
MaxBrody: una delle cose che apprezzo dai racconti di questo contest è la varietà di soluzioni adottate. Ed ecco qui che Max opta per un western post-apocalittico, dove l'apocalisse è proprio lo switch-off totale al digitale terrestre. Lo stile del racconto è intrigrante e intricato, ma di quell'intricato che esalta, perché dato dalla ricchezza di elementi presenti nella storia. Quella di inserire il 2012 nella storia, poi, la trovo una scelta geniale che arricchisce il tutto. Diversamente dal solito, Max scrive un racconto serio, dove cioè non è l'ironia a farla da padrone, senza però rinunciare al consueto Bordy-style che personalmente adoro; la battuta su Terence Hill è strepitosa, mi ha fatto piegare in due dalle risate, il problema era che mi trovavo a lavoro mentre leggevo il racconto e allora ho dovuto trovare il modo di cammuffare goffamente.
Benché il racconto ci stia benissimo all'interno della lunghezza stabilita per il contest, la storia a mio avviso ben si presta ad un racconto più lungo.