Il Dybbuk
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CITAZIONE (Colei che... @ 18/10/2007, 18:11) Guardate, credetemi se vi dico che la scelta e stata davvero difficile... Li ho letti tutti almeno tre volte, e alla fine la mia scelta e caduta su... Max Brody!! Grazie (anche a nome delle mie royalties)!
Ma volevo proporvi una mia tesi sul racconto del Prof (ingiustamente ancora a 0, ma sicuramente attirerà frotte di semiologi dopo questa mia digressione):
a suo tempo parlai della brevità del racconto in questione, che considerai come punto di forza, mentre ne criticai il mancato approfondimento sulla Velocità, intesa come specialità della Gara. Ebbene, non potrebbe essere che la stessa brevità della storia sia stata considerata dal Prof come metafora della Velocità? E' un'ipotesi invero molto sillogica: -"un racconto breve, data la ridotta quantità di elementi grammaticali presenti, si legge molto velocemente" -"Il racconto del Prof è breve" -Quindi "Il racconto del Prof si legge molto velocemente"
Ecco come la Velocità, assente nella trama, sia stata fatta trasmigrare dall'autore nella confezione stessa del racconto, dando così un'impronta metanarrativa al brano. Non solo l'ambientazione Orientaleggiante (da sempre, l'Oriente, con la sua fulgerea vacuità, richiama qualcosa di etereo come il vento, e di lì, la velocità), ma anche gli stessi partecipanti alla Gara sembrano confermare questa ipotesi: 4 umani, 4 elfi, una donna con i baffi e un nano. Per un totale di 10 elementi. Ovvero, nell'ordine:i 4 Cavalieri dell'Apocalisse che, con la loro mostruosità, spingono alla fuga chiunque li incontri, evidente simbolo di Velocità; i 4 elfi, simbolo, da chè l'iconografia moderna ne serba ricordo, di leggiadria, rappresentati come creature quasi evanscenti, con lunghe gambe slanciate, donate loro dal Signore parallelamente alle orecchie lunghe (e a qualcos'altro se provenienti da Lungopalo); la donna con i baffi:cosa provoca una fuga in massa, il più veloce possibile, se non una donna con i baffi? il nano, piccolo e sfuggente, e quindi veloce; alcuni vedrebbero il nano come rappresentante di un certo politico veloce ad intascare mazzette e altro.
La stessa assenza del narratore, mai nominato nè presente nella vicenda, vuole, con questo fare sfuggente e schivo, mostrare fin da subito, dalla prima riga ("Chi sono io? Non importa.") la velocità come chiave di lettura del racconto. Ecco che il Prof, in vena di celie, prende per mano il lettore, lo accompagna verso una direzione ben precisa e semplice (la linerare trama del racconto) e, intanto, subdolo, lo svia, lo allontana dalla vera essenza del testo, lanciando al contempo una sfida e al lettore, dei quali solo chi possiede il Passepartout della Sapienza aprirà la porta della Conoscenza, e a lui stesso, consapevole di esser al di sopra di ogni sospetto, nonostante Elio Petri indaghi.
Anche l'episodio finale, con il repentino colpo di scena del nano, lanciato infervorato e voglioso verso lady Mhador, e con lei, bella e fulgida, e lui, brutto e tracagnotto, che si danno alla fuga, vuole semplicemente rappresentare i celeri e discriminanti rapporti amorosi d'oggidì, pieni di vuoto, nei quali contano solo i beni materiali e poc'altro (rappresentato, in aggiunta, dalla trovata della "L", che altri non è che il simbolo del non-amore dei due).
In definitiva, l'ermetismo del Prof come segno dell'obscuritas della contemporaneità, in cui tutto ciò che l'establishment propone deve essere studiato per poter essere apprezzato appieno.
Ok, vado a vedermi "Amici"
Edited by MaxBrody - 19/10/2007, 11:32
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