3° Contest di scrittura
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  • Un'arida stagione di morte (bedoz)
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  • Per un pugno di Wildcats (djJurgen)
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3° Contest di scrittura

Tema: western - Argomento: digitale terrestre

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    Ecco i racconti in gara del 3° contest di scrittura indetto sul Brad Barron Forum.
    I brani sono proposti in ordine alfabetico per autore (nickname, ovviamente).

    ~°~


    Un'arida stagione di morte (bedoz)
    Faceva caldo quell’estate a Trinitapoli, erano diversi mesi che non pioveva e la siccità aveva reso le terre intorno scure e dure come un deserto.
    Trinitapoli è un paese posto nel centro del tavoliere delle puglie: una main streets, tre chiese(dalla qual cosa deriva il nome dell’amena cittadina) e una manciata di case di contorno. L’abitato conta ben quattordicimila abitanti, e la persona più famosa che abbia avuto i natali da quelle parti è un misconosciuto Michele Lacerenza, colui che eseguì l’assolo di tromba della colonna sonora di “Per un pugno di dollari”.
    Una cittadina qualsiasi della Puglia, e come Qualsiasi Cittadina della Puglia è in realtà una città di frontiera. Una frontiera immaginaria, quella tra sud e nord, tra l’illegalità visibile del sud, dipinta sui volti delle persone e nei silenzi di strade omertose, e quella impalpabile delle holding mafiose del nord che muovono i veri ingranaggi.
    E il caldo era più opprimente del solito il giorno in cui David Shapiro, alias Shape, approdò a Trinitapoli. Il sole era ormai basso e colorava di arancione i campi secchi e bruciati nei dintorni della città. La stazione era leggermente fuori città e alcuni filari di ulivi la costeggiavano, una leggera brezza si infilava tra i rami secchi e nodosi producendo un suono come di banjo.
    Shape si incamminò col sole alle spalle e la sua figura si stagliava smilza e alta nell’orizzonte, la borsa stile marinaio pendeva da una spalla, e lui muoveva le sue lunghe gambe dentro a jeans consunti.
    Arrivò in città che il sole si è già inabissato, ma il calore non tendeva a diminuire.
    Il primo impatto con la cittadina non è dei migliori, un cartello bianco si staglia su una strada dal fondo rovinato. A lato un campo incolto con qualche erbaccia che fa da corollario ad un terreno secco e duro, dall’altro lato una casupola in tufo, bianca, ad un piano.
    Il silenzio regnava sovrano nelle strade, niente sembrava muoversi. Shape, stringendo le spalle, fischiettava una musichetta nostalgica. Dopo un paio di vie trovò la main street: “Viale Vittorio Veneto”, vi s’immise, la percorse finchè all’angolo di Via Caprara, trovò il negozio di suo zio, Domenico Lomuscio, colui che l’aveva chiamato.
    E Shape, come ogni buon cavaliere, era corso in aiuto del congiunto.
    Domenico era proprietario di un negozio di elettrodomestici fin dagli anni ’70 ed ora era nei guai. Quando era arrivato a Trinitapoli a bordo della sua cinquecento era convinto che aprire lì una bottega avrebbe portato il progresso nel paese, e per un po’ questo fu certamente vero. Contribuì a far arrivare la televisione in ogni casa, e ad aggiustarla nel caso ce ne fosse bisogno.
    Negli anni ’80 era arrivato pure a comprarsi una Mercedes (attraverso un finanziamento) e a considerarsi piuttosto ricco.
    Ma verso gli anni ’90 iniziò la crisi, la gente non comprava più televisori e lui non riusciva a stare al passo con la modernità.
    All’inizio degli anni 2000 poi un suo concittadino, Raffaele Cosentino, aveva fatto costruire un ipermercato a San Ferdinando di puglia dando così un colpo decisivo alla sua attività.
    Per continuare a mandare avanti aveva dovuto prima chiedere aiuto alla banca e poi al rispettabile Cosentino che con un sorriso gli aveva fatto un prestito a tasso altissimo. Come garanzia aveva chiesto il suo negozio di elettrodomestici, che per lui, comunque era una piccola spina in un fianco.
    Adesso aveva un occasione di riscatto, lo stato aveva decretato che entro un anno si sarebbe dovuti passare al digitale terrestre e Domenico, attraverso un suo lontano cugino che lavorava nel ministero aveva ottenuto la concessione a essere il concessionario ufficiale dell’apparecchio nella zona e unico riparatore. Per questo aveva chiamato suo nipote: aveva bisogno di un guardia spalle.
    Shape bussò alla porta dello zio, questi ci mise parecchio ad aprire, una finestra sopra di lui si aprì e subito si richiuse, poi rumori di passi sulle scale e infine una voce: - Shape sei tu?
    - Sì, zio sono io.
    Seguì un rumore di catene e catenacci.
    - Che bello vederti – esclamo Domenico abbracciando Shape e baciandolo sul volto mal rasato.
    - Anche a me fa piacere zio!
    - Vieni, vieni su che ho il condizionatore nuovo e ti rinfreschi un attimo. E poi è pronto in tavola e Franca è così impaziente di vederti!
    Salì le scale e fece strada attraverso un corridoio su cui si aprivano varie stanze, l’ultima in fondo era la cucina. Salutò la zia, poi Domenico fece cenno a questa di lasciarli soli, la zia recuperò una sedia e si trascinò giù dalle scale a osservare una delle più antiche tradizioni pugliesi: si sedette davanti alla porta di casa a prendere un po’ di fresco e a sparlare un po’ con il vicinato.
    - Tieni un po’ di acqua e sale,
    - Grazie zio,
    Shape si sedette a tavola, in tavola questa zuppa fatta con acqua, sale e pane raffermo pucciato dentro. Iniziò a succhiarla rumorosamente. Nella stanza si sentiva solo quello: il risucchio della minestra.
    Lo zio lo osservò per un po’, poi iniziò finalmente a parlare: - Shape, qui con le cose non vanno affatto bene.
    Un risucchio più sonoro degli altri fu la risposta di Shape.
    - Gli affari vanno maluccio e adesso finalmente ho un occasione per rifarmi,
    Shape assentì con la testa mentre ingurgitava il contenuto di un cucchiaio.
    - Solo che gli uomini di Cosentino mi hanno minacciato, per questo ti ho fatto chiamare.
    Shape guardò lo zio.
    - Ho bisogno di un guardiaspalle, di qualcuno che sappia proteggermi.
    Shape prese in mano il bicchiere e si stava per versare un bicchiere d’acqua quando lo zio lo fermò.
    - Fermo lì, lo vuoi un po’ di vino?
    - Sì, grazie, zio!
    Lo zio si alzò in piedi, andò alla credenza alle sue spalle e tirò fuori una bottiglia da un litro verde oliva tappata come si tappano le bottigliette di birra. Prese un cavatappi e versò il liquido rosso scuro nel bicchiere di Shape. Shape l’assaggiò: era uno di quei vini da contadini , secco e forte, troppo forte.
    Lo zio riprese a parlare: - È che i miei debiti sono troppo alti e non so come fare. Pensa, mi sono rivolto anche ai musi rossi…
    Shape guardò suo zio con sguardo interrogativo.
    - Sai, i comunisti, quelli della CGIL, ma neanche loro possono, o forse non vogliono fare niente contro Cosentino...
    - Ho capito, ma io che debbo fare?
    - Tenere gli occhi aperti e la pistola pronta, tanto so che la sai usare piuttosto bene.
    - Un lavoro semplice quindi! Ok per me non c’è problema.
    E così Shape iniziò a lavorare per suo zio.
    Il calore di quel giugno e di quel luglio fece da contorno ai mesi che Shape passò in negozio. E l’attività fu frenetica, tutti si stavano adeguando al passaggio dall’analogico al digitale terrestre e Mimmo incomincio a tirare dei sospiri di sollievo economici.
    Un giorno di luglio vennero però due sgherri di Cosentino a dare un occhiata al negozio.
    - Che bei televisori che ci sono qui – disse il più basso dei due – Già già – gli fece eco l’altro.
    - Sarà divertente fracassarli uno a uno – riprese il più basso – già già – fece eco l’altro.
    - Incominciamo già adesso? Ne rompiamo solo uno per vedere che effetto fa? –continuò quello basso.
    L’altro stavolta non ebbe tempo di rispondere. Shape gli ruppe un braccio, velocemente , con due mani, quasi chirurgicamente. E i due sgherri se ne andarono. E così tra un televisore qui e un decoder lì passò anche luglio. Il solleone di agosto fu quasi insopportabile quell’anno, ma nonostante tutto Shape e suo zio rimasero nel negozio a lavorare. Per Shape fu una sensazione quasi nuova, lavorare e sentirsi veramente utile. Nella sua testolina passò anche per la testa l’idea di fermarsi lì e continuare a farlo anche dopo che la spada di Damocle che pendeva sopra suo zio fosse stata scongiurata.
    Venne ferragosto. L’intera famiglia, Shape, lo zio Mimmo, la zia Franca e la cugina Antonietta (che tornò apposta da Bari dove studiava) andarono a fare il tipico pic-nic sul Gargano. Caricarono vettovaglie per un intero esercito sulla Mercedes dello zio e partirono. Passarono una giornata stupenda: nella bellissima cornice del lido garganico il mare sembrava portare lontano i loro affanni e le loro preoccupazioni. Shape corteggiò anche con successo una splendida ragazzotta di Andria. La giornata finì e ci fu il brusco ritorno alla realtà. Quando arrivarono in paese videro del fumo che si alzava dal centro della città. – chissà cosa è che brucia! – chiese Mimmo alla famiglia. Quando entrarono nella loro via videro che i pompieri erano davanti a casa loro. Era il loro negozio che era andato in fiamme. Shape si sentì bruciare dentro da un odio implacabile, qualcosa gli stava deflagrando dentro, decise di fare qualcosa. Subito si recò nel bar al centro del paese dove spesso alcuni sicari di Don Raffaele stazionavano a gozzovigliare e giocare a carte. Pestò a sangue i due più grossi e il terzo lo mandò da Cosentino a riferirgli che Shape sarebbe presto andato anche da lui. Cosentino non la prese bene.
    Il giorno dopo Shape fu destato da un baccano infernale. Dei bassi da subwoofer risuonavano al di fuori della finestra. Cinque macchine nere erano ferme in mezzo alla piazza, ascoltavano dell’hip hop di bassa lega. In mezzo a loro Cosentino. Shape si vestì in fretta, tirò fuori dalla sua valigia la sua Walther P99, la controllò, e la oliò per bene. Non doveva tradirlo quel giorno. Andò a vedere se suo zio stava bene, ma la casa era vuota, solo i suoi passi risuonavano sul pavimento in legno della vecchia casa.
    Uscì.
    Andò in piazza.
    Fuori il calore estivo si era mitigato, alcuni nubi stazionavano lugubri sulla città.
    Cosentino lo attendeva con un sorriso largo e splendente.
    - Mi avevi chiamato Shape?
    - Certo, ma non mi aspettavo che venissi con tutta la tribù. Paura?
    - Io? Certo che no! Anzi per dimostrartelo ti darò una possibilità di salvarti, e di salvare anche la tuo zio e tua zia che se guardi alla tua sinistra potrai vedere che sono in mano nostra.
    - E cosa dovrei fare?
    - Sai io amo i vecchi western, mi ci arrapo con quelle storie di cowboy che fanno il culo a bande di stronzi come la mia. Ora voglio vedere se è possibile che ciò succeda. Io non ho vecchi carillon, ma sai mio figlio ama il metal, e c’è una canzone di un gruppo che si chiama “corna” o qualcosa del genere che fa al caso nostro: è adattissima all’occasione. Facciamo così, Michele, là in fondo metterà quella canzone e tu potrai scappare, quando finirà apriamo le danze e vediamo chi se la caverà. Ci stai?
    - Ok, per me è andata.
    Iniziò subito una sottospecie di carillon, poi il basso e la chitarra irruppero sulle scene. Shape scattò, s’infilo in una via dietro di sé, poi girò a sinistra, poi ancora a sinistra. Corse a più non posso, con i polmoni che metro dopo metro s’incendiavano e i muscoli delle gambe che si tendevano al limite della rottura. Di vicolo in vicolo arrivò al suo obiettivo: la chiesa alle spalle di Don Raffaele. Entrò, cerco la porta del campanile, con il calcio della pistola ruppe il lucchetto da due lire che la teneva serrata e salì di corsa su fino all’alloggio della campane. Da lì poteva dominare l’intera piazza. Sbuffava e tutti i suoi liquidi parevano essersi trasformati in sudore. Si nascose dietro il parapetto e sbirciò, vedeva Cosentino perfettamente. Si riabbassò. Nella piazza le chitarre si smorzarono, ripartì il carillon, la canzone stava per finire. Appoggiò la pistola sul parapetto e prese la mira. Aspettava che la musica finisse del tutto, le orecchie erano tese, il dito appoggiato sul grilletto pronto a tirarlo, la mano era ferma anche se il sudore gli colava dappertutto, l’occhio fisso sul mirino in fondo alla canna lucida. La musica finì.
    Bang!
    Sparò un colpo.
    Bang!
    Un altro.
    Bang! Bang! Bang! Bang!
    Svuotò l’intero caricatore rabbiosamente. Ma Cosentino rimase in piedi. Era troppo lontano.
    ¬- Bene ragazzo, hai fatto la tua mossa, ora se entro dieci secondi non ti fai vedere uccido tuo zio! Dieci…Nove…Otto…
    Shape rimase nascosto dietro il parapetto, congelato, non sapeva che fare.
    Sette…Sei…Cinque…Quattro…
    Shape si alzò e si fece vedere: - Don Raffaè sono qui.
    - Sparategli. – Proferì laconicamente Cosentino. Michele tirò fuori dall’auto un fucile prese la mira e gli sparò. Shape si piego in avanti e cadde nella polvere della piazza spargendo il suo sangue sul sagrato.
    Il caso fu archiviato come suicidio dalla polizia, che, aiutata da Cosentino, passò sopra a qualche grammo di piombo che Shape aveva in corpo.
    Peppino e Nicola che avevano la casa con le finestre che danno sulla piazza così commentarono il fatto: - Peppì’ hai visto non basta un vendicatore solitario per salvare una città.
    - Eggià Nicò’quando una città è marcia, non ci sta nulla da fare, è marcia.
    - Ci hai ragione Peppì’. Che dici domani piove?
    - Piove, piove.
    E in effetti il giorno dopo piovette.

    ~°~


    Combattere la noia (Colei che...)
    "Uhm... 101 nuovi canali digitali..." Penso' Zoltan. "...digitali. Tzsk! Lo sottolineano come se ancora esistessero segnali analogici, in giro!"
    Si giro' verso Caroline, indicandole lo schermo spento con una smorfia leggermente infastidita. "Quanto ci e' costato, questo nuovo servizio?" Le chiese.
    "Parecchio, caro... ma pensavamo che ti sarebbe servito per far passare un po' il tempo, non per farti lamentare!" Lui la guardo' di sfuggita, lanciandole un'occhiata di leggera disapprovazione. Non manco' pero' di notare che negli ultimi tempi lei aveva messo su un po' di doppio mento. "Lo so perche' abbiamo pagato! E' che non mi piace essere preso in giro gia' dal nome." Le disse.
    "Su, su, rilassati, Zoltan. Non giudicare senza neanche averlo provato!"
    Lui indugio' su di lei con lo sguardo per ancora qualche secondo. Lei si senti' stranamente scrutata, e le venne naturale girarsi verso lo schermo, per evitare gli occhi di lui.
    Zoltan si appoggio' di nuovo allo schienale. Era una poltrona molto morbida, comoda. Non sapeva neanche piu' da quanto tempo ne era in possesso, sapeva solo che aveva la forma del suo corpo grassoccio, che vi sprofondava come un cucchiaino in un budino molle. Godette un momento nel sentire la poltrona intorno ai suoi fianchi, poi la sua concentrazione ritorno' sull'aggeggio che era appena arrivato in casa. Serviva a passare il tempo, diceva Caroline. Adesso avrebbe visto se erano stati soldi ben spesi, o se fosse invece la solita fregatura propinata dalle strategie di marketing delle emittenti che c'erano sempre state. Prese il telecomando che aveva scelto insieme al pacchetto. Una scatoletta un po' retro', spigolosa e difficile da manovrare. Accese lo schermo e segui' le istruzioni. Canale... sintonizzazione... Ecco, finalmente qualcosa. Si assesto' meglio nello schienale della poltrona.
    "Uao..." Penso'. E il suo volto assunse un'espressione stupita. Sullo schermo era apparsa una distesa di piante verdi, sfiorate dall'alto dalla telecamera che sembrava volare sopra di esse. Una voce monotona e incomprensibile veniva diffusa in sottofondo, ma non era spiacevole. Dopo un po' la telecamera si infilo' in quel mare di piante verdi, arrivando velocemente fino all'altezza del terreno, dove comincio' a riprendere primi piani di cespugli, erbe, fiori.
    Caterina non pote' fare a meno di notare lo stupore e l'interesse negli occhi del marito, e ne sorrise soddisfatta. Sapeva che sarebbe stato un bel regalo. Era molto tempo che il marito passava ormai quasi tutto il giorno davanti allo schermo, ed ormai era profondamente annoiato dai programmi passati dai canali tradizionali. Sperava davvero che questa novita' del Digitale Terrestre potesse risvegliarne un poco l'interesse.
    L'immagine dello schermo ora era quasi interamente occupata da una pianta bellissima. In mezzo ad un prato verde spiccava uno stelo piu' alto, sulla cui sommita' erano appesi dei fiori rossi come delle piccole campane legate allo stesso perno. Zoltan penso' soddisfatto che sarebbe ritornato su quel programma piu' tardi, e decise che era ora di fare un po' di zapping in giro per i diversi canali. Zap! Un altro canale che mostrava delle piante. Questa volta avevano delle foglie lunghe e acuminate, e sembravano crescere su una distesa di sabbia... Zap! Una serie di abitazioni bianche, tutte uguali, dalla stranissima forma a parallelepipedo. Anche questo canale sarebbe stato approfondito, penso' Zoltan. Zap! Il cambio dei canali era piuttosto lento, la sintonizzazione durava parecchi secondi ogni volta, e ogni volta lui si muoveva nella poltrona, sempre piu' curioso di cosa avrebbe visto nel nuovo canale. Questa volta l'immagine supero' le sue aspettative. Appena divento' chiara, e lui riusci' a mettere a fuoco capendo di cosa si trattasse, non riusci' a trattenere un gridolino di meraviglia. Anche Caroline, che era piu' informata di lui su quello che coprendeva il pacchetto del digitale terrestre, non riusci' a non portarsi una mano sulla bocca. Sullo schermo erano comparsi degli uomini a piedi, vestiti in abiti di tessuto e cuoio frangiati, che passeggiavano in una cittadina dai particolari edifici in legno. Sul piccolo display dell'apparecchio compariva la scritta "Western".
    "Western" lesse lui. Poi si giro' verso Caroline: "Hai visto che roba?"
    "Bello, vero?" gli rispose lei, che sembrava gia' essersi ripresa dallo shock iniziale. "E pensa che finora hai visto solo una piccola parte di tutta l'offerta!"
    Lui si era gia' immerso di nuovo nella visione. Questa volta cosi' concentrato che si dimentico' anche di sistemarsi nella sedia. Stringeva in mano il suo telecomando, puntato verso lo schermo, ma era chiaro che non avrebbe cambiato per un po'.
    I due uomini vestiti di pelle si guardavano l'un l'altro con aria minacciosa. Sembrava si studiassero a vicenda. Ad un certo punto, uno prese una pistola dalla sua fondina, e sparo' due colpi ad un'insegna in lontananza. L'inquadratura si sposto' sull'insegna, che cadde a terra con un certo fragore.
    Si vide quindi l'altro uomo che sorrideva con una smorfia.
    Caroline decise di rompere la tensione che si era impadronita della stanza. "Certo che sono proprio magrolini, eh?" Disse, indicando i due uomini sullo schermo. Il contrasto col suo compagno sprofondato nella poltrona e i suoi rotoli di grasso che vi ricadevano sopra era notevole. Zoltan neanche l'ascolto'.
    Altri spari. Lui prese il telecomando come se fosse una pistola, completamente preso dalla scena. Uno dei due pistoleri dello schermo, punto' la pistola contro la telecamera. Zoltan fu piu' veloce: zap! Usando il telecomando come un'arma, cambio' canale senza rendersene conto. Fu sorpreso lui stesso dal suo gesto. Ritorno' indietro al canale precedente. Sul terreno polveroso uno dei due pistoleri era steso, morto, in una piccola pozza di sangue. Zoltan si giro' verso la moglie, con aria stupita e quasi afflitta: "L'ho... l'ho ucciso io?"
    La moglie gli mise una mano sulla spalla: "No... non credo, amore. Non sono programmi interattivi come i nostri. Sono solo dei filmati che si guardano e basta."
    "Ah, si, certo." Sembro' essere sollevato. "E che avevo visto prima questi esseri in foto, o nei documentari... pero' vederli cosi fa una certa ipressione!"
    "Sono cosi' esili..." gli rispose lei. "Cosi magri!"
    "Comunque il digitale terrestre e' stato un gran bell'acquisto!" Si giro' di nuovo verso di lei. "A quanti cicli fa corrispondono queste immagini?"
    "Mah, la compagnia dice che ci sono degli spazio ripetitori per far arrivare il segnale fin qui piu' rapidamente... pero' 60 anni luce sono tanti, io penso che quello che noi vediamo ora risalga ad almeno sette cicli fa."
    Zoltan annui': "Pensa a quando riusciranno a decifrare la lingua..."
    "Le lingue."
    "Si! Ci si sta aprendo un mondo di nuove cose da vedere! Potro' passare altri cicli seduto ad ingrassare!" Sorrise lui, compiaciuto.
    "Amore, sono cosi' felice per te! Stavi cominciando a deperire..."
    "Forse hai ragione." Lui si guardo' un attimo, poi la guardo' sorridente. Un sorriso disteso. "Pensi comunque che non abbia notato il tuo nuovo doppio mento?"
    Lei fu colpita. Allora se ne'era accorto! Allora non aveva faticato per nulla.
    "Sei cosi' bella, Caroline..."
    Per la seconda volta, lei si dovette girare per non sentire il suo sguardo che la fissava. Cambio' discorso, indicando lo schermo, ma era evidente che si sentiva lunsingata dalle parole del marito. "Guarda caro, e' arrivato un altro terrestre sopra un essere a quattro zampe!"
    "Affascinante..." Commento' lui.
    Si rimisero quindi a guardare lo schermo, stregati dalle immagini che venivano trasmesse sette cicli prima a 60 anni luce di distanza. Assistettero ad un'atra sparatoria, poi a quella che sembrava una fuga sull'essere a quattro zampe. Ad un certo punto il tutto fu interrotto da immagini che non c'entravano nulla: una donna terrestre che dava da mangiare ad un bambino sorridente, poi dei tipi che bevevano una bevanda trasparente come se foose la cosa piu' bella che avessero fatto in vita loro... dopo una serie di storielle dove tutti sembravano felici e soddisfatti, l'immagine ritorno' a mostrare il tipo vestito con gli abiti frangiati. Non avevano ben capito cosa c'entrassero gli intermezzi colorati ai quali avevano assistito, ma erano sicuri che presto tutto sarebbe stato chiaro. Dovevano solo aspettare che il Digitale Terrestre, cosi' come lo chiamavano, prendesse davvero piede sul loro pianeta, e che si traducessero le strane lingue che venivano parlate sulla Terra, appunto.
    E poi, chissa'... le loro emittenti avevano anche preannunciato che altri pianeti abitati piu' o meno vicini si erano dotati di trasmissioni digitali, e che presto sarebbero state disponibili per il loro pubblico. Quindi aveva solo da aspettare, e prima o poi avrebbe potuto magari sintonizzarsi sui canali del Digitale Vandariano. Aveva gia' visto in documentari come apparivano i vandariani: niente a che vedere con questi esili terrestri. Si pregusto' gia' da subito le grassocce donne bluastre vandariane, e si assesto' sulla sua poltrona, riprendendo posto nella sagoma intagliata appositamente per ospitare le forme del suo grasso corpo.
    Guardo' di nuovo la scritta sull'apparecchio: "Western". Prima o poi, penso', avrebbe capito qual'era il significato di quella parola. Pero' gia' sapeva che gli piaceva.

    ~°~


    Per un pugno di Wildcats (djJurgen)
    Da quando la televisione analogica era passata al digitale terrestre, era tutto un gran casino.
    E questo non per i vari omini della televisione analogica che mostravano, in pubblicità per bambini di prima elementare, come si dovesse montare un decoder. No, loro vivevano nel fantastico mondo fatato del “per fortuna che il terrestre medio è un gran cretino”, e per loro era tutta una pacchia.
    Il problema, semmai era per gli omini del digitale terrestre. Per loro stavano cominciando i problemi veri. Non dovevano mostrare a nessuno come montare un decoder, ma avevano un problema cento volte più grosso.
    Avete presente quando, di solito, nel passaggio da un ospedale all’altro un paziente con il rene a posto e il fegato spappolato si ritrova con il fegato sano di un paziente con un rene spappolato? Bene, nel passaggio da analogico a digitale stava succedendo esattamente la stessa cosa.
    I film si stavano mischiando tra loro, i generi si stavano intrecciando in un’ingarbugliatissima matassa di personaggi da fantascienza che si ritrovavano di colpo in film horror, di eroi duri e puri che di colpo si vedevano catapultati nel fantastico mondo delle commedie rosa. Insomma, per gli omini della televisione digitale era un gran casino.
    Ingaggiati per porre riparo a questo frappè cinefilo, gli omini del digitale si erano sporcati le mani più e più volte, riportando nei rispettivi film di partenza gente come Martin McFly, Tony Montana e il colonnello Walter Kurtz. E, se pure gli omini erano stati addestrati alle loro missioni, convincere Tony Montana che, no, i gremlins non erano cubani fedeli di Castro, era costato caro a molti di loro.
    Col passare del tempo, gli omini del digitale erano riusciti a ricollocare i vari personaggi nei loro diversi generi, risolvendo quasi del tutto il problema e riportando la serenità nei sonni dei cinefili cronici. Ma c’era ancora un lavoro da svolgere. Un lavoro piuttosto delicato, che avrebbe potuto scatenare violenti scontri civili e rappresaglie in gran parte del mondo. Lo scontro in questione vedeva contrapposti gli amanti del western agli amanti dei musical per adolescenti. Era uno scontro senza pari, in cui il lavoro degli omini del digitale avrebbe richiesto una diplomazia fuori dall’ordinario. Era successo, infatti, che il povero Clint Eastwood si fosse ritrovato in High School Musical, lasciando al glabro Zac il difficile ruolo doppiogiochista tra i Rojo e i Baxter. Il problema, intendiamoci, non era tanto lasciare il buon Troy sospeso tra due contendenti (ricordiamo infatti i suoi costanti dubbi amletici tra il basket e il canto, risolti con esiti brillanti da entrambe le parti), quanto catapultare un uomo dagli occhi di ghiaccio, il sigaro perenne e il poncho improbabile in un moderno college americano. Un ragazzo col sigaro e la pistola in un college americano sarebbe di certo passato inosservato, ma lo stesso non sarebbe successo per un tizio col poncho improbabile.
    Appena seppero della loro missione, gli omini del digitale decisero di dividersi: alcuni di loro sarebbero partiti per salvare il buon Gian Maria Volonté dai torbidi addominali di Zac Efron; altri, ben più preoccupati, avrebbero fatto irruzione nella East High School per vedere come se la stava passando il buon vecchio Clint.
    Nel corridoio della East High School, il rumore dei passi del buon vecchio Clint echeggiava come una sinistra eco di morte. Di fronte al pistolero, solo balle di fieno e armadietti chiusi con due giri di chiave. Poi, silenzio. Neanche un inno di incitamento dei Wildcats, neanche un suono che potesse tradire la presenza di bambocci che si atteggiavano ad adulti. Eppure erano tutti lì, a osservare quell’uomo venuto chissà dove con due occhi così di ghiaccio che il buon Troy se li sarebbe sognati.
    Gli omini del digitale, appena apparsi, capirono che si trovavano nel bel mezzo di una scena clou. La lunga e polverosa strada deserta - il corridoio della scuola - battuta da un sole spietato – costruito appositamente dall’insegnante di recitazione - tra ciottoli e polvere - l’impresa di pulizia non passava da giorni - appariva agli occhi di ghiaccio del pistolero come un sentiero di morte e di rovina. Assiepati dentro gli armadietti ai bordi della strada, studenti impauriti assistevano alla scena senza emettere alcun suono. Solo il vento, e i covoni di polvere che rotolavano sospinti da una parte all’altra, sembravano possedere quell’alito di vita che tutt’intorno era sparito. C’era un silenzio innaturale, un silenzio che non lasciava presagire nulla di buono. La mano sul calcio della pistola, il corpo esile nascosto sotto il poncho improbabile e gli occhi protetti dalla visiera del suo cappello, il vecchio Clint avanzava lentamente verso il fondo del corridoio, fissando con lo sguardo un punto buio, in cui sembrava non esserci nulla. Ma il vecchio Clint non si sarebbe fatto ingannare. Lontani dalla luce della lampadina al neon, i suoi nemici l’avrebbero riempito di piombo senza neanche concedergli un duello alla pari, un combattimento da uomo a uomo. Avrebbero sparato per ucciderlo, senza concedergli nessuna pietà.
    Senza allentare mai la concentrazione, Clint sorrise tra sé e sé. Sorrise di quel sorriso beffardo che solo un primo piano in ravvicinata avrebbe potuto mostrare come si deve. Con la mano libera, si tolse il mozzicone del sigaro dalla bocca e lo gettò per terra.
    Gli omini del digitale conoscevano bene quella scena. L’avevano vista e rivista centinaia di volte. Il punto è che nella versione originale, al posto del fondo del corridoio si trovava un uomo il cui nome era Ramon. Ora non capivano proprio chi potesse trovarsi al suo posto. Quasi leggendo nei loro pensieri, Clint ruppe il silenzio della scuola, urlando minaccioso verso il fondo del corridoio.
    “Al cuore, Sharpay! Al cuore!”
    Dal fondo del corridoio, rapido e diretto, uno sparò colpì in pieno petto il cuore di Clint. Ma il pistolero, come da copione, barcollò senza cadere.
    “Dite che ce la farà? A me sembra uno davvero in gamba! Secondo me ce la farà! Voi che dite? Ce la farà?” – A parlare era stato un ragazzino dai capelli alla Bob Marley e il colorito che qualche maleducato avrebbe definito “abbronzato”. Diceva di chiamarsi Chad, e si trovava a pochi centimetri dagli omini del digitale. Gli omini cercarono di ignorarlo, ma il ragazzino ce l’aveva proprio con loro.
    “L’abbiamo ingaggiato noi della squadra dei Wildcats! Da qualche giorno sono sparite tutte le nostre casacche, e non abbiamo idea di che fine abbiano fatto! Secondo noi le ha rubate Sharpay per impedirci di giocare e far deprimere Troy! Così abbiamo ingaggiato l’uomo dal poncho improbabile per riavere le nostre casacche! Lui ha accettato subito, in cambio di un pugno di dollari! Figurati se noi dei Wildcats, con tutti i soldi che ci danno i nostri genitori, avevamo problemi a pagarlo!”
    Turbati da quel vortice di informazione e, allo stesso momento, grati per aver saputo in un momento tutto quello che c’era da sapere, gli omini del digitale invitarono Chad a fare silenzio e rivolsero la loro attenzione al vecchio Clint. Si trovava ancora in piedi, mentre gli spari continuavano a colpirlo in pieno petto. Non era ancora caduto, ma ormai mancava poco. All’ennesimo colpo, infatti, Clint cadde a terra. Dal fondo del corridoio, portate dal vento che soffiava forte, giunsero le grida euforiche di Sharpay e Ryan.
    “Sei una forza, Sharpay! Ma dove hai imparato a sparare così bene???” – disse il secondo.
    “Lo so, mio caro, lo so! Su, ringraziami! Se fosse stato per te, avremmo usato questa pistola per fare una banale strage nell’istituto! Mentre così è stato decisamente originale” – rispose giuliva la prima.
    “Hai ragione, sorellina! Tu hai sempre così ragione!” – concordò di nuovo il secondo.
    Approfittando della conversazione, gli omini del digitale si precipitarono dal vecchio Clint.
    “Clint! Clint” – gli urlarono.
    “Mh…”
    “Clint, andiamo, alzati! Questi ragazzini non hanno mai visto un tuo film, non sanno che si tratta di un trucco! Non immaginano che sotto quel poncho improbabile c’è una corazza di metallo!
    “Mh…”
    “Ma c’è un problema, Clint! A spararti sono stati solo due ragazzini megalomani che vogliono primeggiare nel musical della scuola!”
    “Mh… e quindi? Chi mi ha incaricato di sparare, paga… e i dollari non si rifiutano mai…”
    “Clint, ascolta! Questo non è il tuo posto! Non è da loro che ti devi far pagare! Non sono loro i tuoi nemici! Il tuo nemico è Ramon! Te lo ricordi Ramon, eh?”
    Clint aprì gli occhi un istante, il tempo di guardare gli omini del digitale e capire che forse la sua corazza non aveva funzionato. “Se fossi ancora vivo - pensò, non starei a parlare con questi…tizi”
    “Clint, te lo ricordi Ramon? Il tuo vecchio nemico?”
    “Chi… chi è Ramon?”
    In quello stesso momento, qualche ciak un po’ più in là, Ramon stava osservando quello strano ragazzino che era stato ospitato in casa sua. “Qui sarete in casa vostra”, gli aveva detto suo fratello. Il ragazzino aveva risposto in un modo strano: “figooo!!! Quindi posso giocare alla playstation, cazzeggiare tutto il giorno e allenarmi a basket quanto voglio???” Ramon aveva l’impressione che ci fosse qualcosa che non andava. Non sapeva dire bene cosa, ma era come se non fosse quella la risposta che si aspettava.
    “Non è che da queste parti c’è una lavanderia? Avevo preso le casacche dei Wildcats per portarle a lavare e dimostrare a Gabrielle che ogni tanto ci laviamo, ma non ci sono ancora riuscito!”
    Ramon chiuse gli occhi. Ora ne aveva la conferma. C’era qualcosa che non andava. Sì, ma cosa?
    Per cercare di distrarsi, decise di farsi un whisky nella locanda di Silvanito.
    “Ehilà, Silvanito”, disse appena entrò.
    La locanda, però, era deserta. Il vecchio gestore era sparito. Tre ragazzetti dai capelli ricci dietro al bancone, dopo aver comunicato di essere i fratelli Jonas, chiesero a Ramon se volesse da bere. Ramon chiese: “Dov’è Silvanito?” E loro risposero: “Uhh…this is a S.O.S., don’t wanna second guess…”. Ramon stava per andarsene, quando dietro di lui comparvero gli omini del digitale.
    “Ti manca, vero?” – dissero a Ramon.
    “E voi chi diavolo sareste?” – rispose lui, con tutta la cattiveria che gli era possibile.
    “Non ti preoccupare di noi, Ramon… non siamo noi il tuo nemico…il tuo nemico non è qui…”
    “Io non ho nemici…quelli che hanno provato ad esserlo non possono più raccontarlo!” – sibillò Ramon.
    “Andiamo, pistolero…se ti dicessimo che tu senza l’uomo dagli occhi di ghiaccio, il sigaro perenne e il poncho improbabile non avresti motivo d’essere?” – risposero asciutti gli omini.
    Ramon non rispose. Fu come colpito da una rivelazione…l’uomo dal poncho improbabile…sì…gli ricordava qualcuno…qualcuno che doveva essere legato a lui, non come quello sciocco ragazzino…
    Guardò gli omini del digitale, balbettando confusamente…
    “Il…il poncho improbabile…” – sussurrò.
    “Esatto! Quello indossato dal tuo nemico per coprire la lastra di metallo! Te lo ricordi, vero? Quando ti diceva “al cuore, Ramon, al cuore!”, e tu gli sparavi senza mandarlo giù!”
    Ramon strabuzzò gli occhi. D’un tratto si ricordò tutto. Uscì dalla locanda, precipitandosi in strada. La piazza era vuota, segnata dai raggi di un sole che non tramontava mai. Si guardò intorno, ma non c’era nessuno. Poi, da lontano, vide un uomo giungere a cavallo. Un uomo dagli occhi di ghiaccio, dal sigaro perenne e dal poncho improbabile. L’uomo scese da cavallo e si avvicinò a Ramon.
    “Al cuore, Ramon, al cuore!” – disse il buon vecchio Clint.
    Ramon sorrise beffardo, poi sparò. Non al cuore, questa volta. Ma alla testa.
    Fu un attimo. Clint cadde a terra con una pallottola in testa, morto stecchito sul colpo.
    “NO! NO! NO!” Urlarono gli omini! Non così!!! Dovevi sparare al cuore, Ramon! Al cuore!!!”
    Ramon proruppe in una fragorosa risata, avvicinandosi al cadavere del buon vecchio Clint per assicurarsi che era morto. Non c’era niente da fare, era proprio morto stecchito.
    Gli omini del digitale che erano stati mandati da Clint, dopo aver saputo quello che era successo, decisero che era meglio per tutti scappare e non farsi trovare mai più.
    Ma gli omini del digitale mandati da Zac non erano d’accordo.
    “Ok, abbiamo svelato il trucco a Ramon, abbiamo cambiato il finale del film e abbiamo ucciso il vecchio Clint! Ma tecnicamente questo vuol dire che non sarà possibile girare solo “Per qualche dollaro in più”, mentre sarà comunque possibile girare Il buono, il brutto e il cattivo” dal momento che si tratta del prequel di “per un pugno di dollari” ! Non mi sembra una grande perdita!!!”
    Gli omini del digitale mandati da Clint li osservarono pensierosi. Forse avevano ragione, perché no? Accettarono il compromesso, poi entrarono nella locanda per prendere qualcosa da bere. I fratelli Jonas versarono loro della coca cola, riprendendo a cantare. Gli omini del digitale alzarono la testa di scatto, realizzando in un attimo che sarebbero dovuti partire per una nuova missione. Poi ci pensarono un po’ su, e si sedettero di nuovo.
    “Ma sì, a Silvanito non potrà che far bene un po’ di vacanza a Camp Rock!!!

    ~°~


    Vento di cambiamento (luttazzi4ever)
    “E’ una giornata come tutte le altre”. Questo soleva ripetersi in ogni istante lo sceriffo Scart.
    “La maestrina va a scuola per cercare di far scappare da questa bettola quelle povere anime pie, colpevoli solo di aver avuto la sfortuna di nascere qui, in questo posto dimenticato da Dio. I vecchi iniziano a sbraitare contro tutto e tutti, come ogni santissimo giorno. Nel Saloon un gruppo di gente senza reddito fisso decide di impegnare ogni centesimo per cercare di fregare il primo pollo che passa da queste parti. Da quando hanno inventato quel “poker”, questo paese ormai si regge solo sul gioco. E siamo fortunati. Poche rapine, pochi omicidi, solo qualche sequestro. In fin dei conti non si sta poi così male. Già me li vedo i turisti accapigliarsi per venire ad Antenna City, attratti dalla splendida possibilità di essere uccisi, rapiti o sequestrati sì, ma in misura minore in confronto alle grandi città del continente. Sarebbe un ottimo biglietto da visita da inserire nel cartello all’inizio del paese: “Visitate Antenna City, potreste morire, ma con meno possibilità!”. Insieme al numero degli abitanti ci farebbe un figurone. Un'ottima idea. Dovrei dirla al sindaco. Ma, ormai, è vecchio e malandato. Non oso pensare come potrà diventare questo paese senza la sua gestione. Mi dissero, anni fa, che quando venne qua fu una festa, quando portò con se quella novità eccezionale, ma, io, ancora non ero nato e di quel periodo…”
    Un urlo scosse i suoi pensieri. Si dimenticò, in un attimo, di cosa stava pensando. E questo lo fece stare bene, stranamente.
    Lo Sceriffo arrivò al Saloon, luogo abitato da esseri senza morale, ballerine discinte, prostitute di alto bordo e bari di altissimo livello. Tutto ciò era gestito da Confalon, un abile affarista divenuto barman dopo aver perso tutti i suoi soldi in un’industria fallimentare. Si narra che il suo ex-socio abbia rubato tutti i suoi averi e sia scappato via, non si sa dove. Arrivò cinque anni fa ad Antenna City senza un soldo e senza niente. Ora è l’uomo più ricco della città, anche più del sindaco. Non si può dire che non abbia un certo fiuto negli affari.
    Scart osservò ogni anima presente in quel luogo. Provò pena per le povere signorine che si vendevano per poco o niente, perlomeno quelle già di una certa età, le altre, quelle giovani e belle, potevano chiedere il prezzo che volevano e Scart era sempre stato tentato. Un giorno, si era detto, avrebbe fatto anche lui la fatidica domanda ma dopo aver staccato la stella dal petto. Questa era sempre stata la sua promessa.
    Capì, dopo poco, che l’autrice dell’urlo era una delle nuove arrivate nel Saloon. Era bella, no, era stupenda. I suoi capelli biondi oscillavano fieri e indisponenti, come se fossero gli unici su quella terra. La sua bocca chiedeva amore o perlomeno te lo faceva credere. Il suo corpo, invece, chiedeva una spesa che il povero Sceriffo non si poteva permettere.
    «Sceriffo Scart! Ma che piacere!» - Esclamò Confalon, visibilmente imbarazzato.
    «Il piacere è tutto tuo, barman. Cosa sta succedendo qui. Qual è il problema?» - rispose, senza pensarci due volte. A lui, quello straniero, non gli era mai piaciuto.
    «Ma niente, signor Sceriffo, solo un bicchiere caduto a terra. La mia cara Roose è molto suggestionabile. Tanto quanto la sua bellezza, oserei dire.» - Chiuse il problema in quattro parole - «Ma, caro Sceriffo, solo per lei, per la sua solerzia le offro la possibilità di passare una mattinata con la mia piccola. Ovviamente è tutto offerto dalla casa. Tutto tutto.» - Il suo sguardo faceva capire che quel “tutto” era qualcosa di unico e spettacolare. Scart ammise a se stesso di essere tentato, forse arrivò al punto di non ritorno. Era deciso ad accettare. Ma si ricordò il suo ruolo in quella città. Un ruolo che non gli permetteva certi lussi.
    «Non è ancora arrivato il momento del mio ritiro. Se Rose resisterà ancora per un bel po’, giuro che un giorno accetterò la tua offerta ma oggi no.» - Poche persone udirono quella frase perché, improvvisamente, un uomo entrò nella sala distruggendo la porta del Saloon. Confalon aveva sempre odiato quelle due mezze ante che si vedevano altrove e aveva fatto installare un normale ingresso. Peccato che ora quel pezzo di legno era a terra, spezzato in due da un calcio. Nella sala entrò un omino basso, con pochi capelli, aveva degli stivali che lo alzavano di quel tanto che basta per non essere considerato un nano. Il suo sguardo era cattivo ma nello stesso tempo gentile, gli uomini nella sala iniziarono a ridere. Lui lì zittì saltando con un abile scatto su un tavolo, lanciò poi i boccali a terra, in un moto di disgusto verso tutto ciò che vedeva in quel locale, tranne le ballerine ovviamente.
    «Piacere a tutti, bella gente, sono Silver Digital. E porto una ventata di novità in questo posto. Ho saputo che il vostro sindaco è malandato, vecchio e stanco. E’ diventato un rottame. Ebbene, con me, non avrete più bisogno di lui. Io vi porto novità, felicità, intrattenimento e un sacco, e dico un sacco, di entusiasmo in più. Premium! Gallery! Entrate!» - Entrarono di soppiatto, nel locale, due giovanotti. Uno era alto, slanciato, bello come il sole. L’altro era più basso, anch’esso magro ma con una strana luce sinistra negli occhi. - «I miei due ragazzi vi faranno divertire, con loro ci saranno grasse risate, tanta felicità, qualche lacrima e tanto divertimento. Sono cantastorie, prestigiatori, presentatori, comici, e anche sportivi. Sanno fare qualsiasi cosa e, tutto ciò, sarà vostro se diventerò sindaco. Loro saranno a vostra disposizione dietro adeguato pagamento mensile o annuale. Sono bravi, ve l’assicuro. Basterà solo che vi compriate, dal sottoscritto, un aggeggio da attaccare alla tanto amata invenzione che vi portò, anni fa, il vostro caro sindaco. Ovviamente farò a tutti voi prezzi popolari. Io voglio bene ai miei clienti e futuri concittadini.» - La sua aria di imbonitore aveva catturato tutti. Scart non si fece abbindolare, aveva sentito parlare di quel tizio. Aveva notato che in qualunque città fosse andato niente era stato più come prima. Ma decise di tacere. Ne avrebbe parlato col sindaco quella notte. Questo si era prefisso. Peccato non aver fatto i conti con la casualità degli eventi di quella giornata maledetta.

    Infatti nel locale si udirono i passi pesanti di un’altra persona. Tutti notarono, per prima cosa, il sigaro acceso sulla sua bocca, il sorriso beffardo in volto e i dollari che aveva in mano. Tanti, troppi, sicuramente più di quanti Scart ne avesse mai visti in vita sua. Entrò e, senza parlare, gettò mazzette di cartamoneta per il saloon sui tavoli. Le ragazze si lanciarono sui soldi senza pensarci due volte. I bari erano sicuri che fossero falsi. Nessuno ostenterebbe così tanto la propria ricchezza. Ma i gridolini estasiati delle prostitute d’alto bordo fecero ricredere anche il più scettico di quella sala, ormai diventata un porto di mare.
    «Hello, my boys and my girls. Mi chiamo Rupert Mardoc e sono qui per portarvi il progresso!!! Con me tutto è possibile, con me tutto è fattibile, con me non esisterà più una misera Antenna City. Da oggi in poi questo paese vivrà nel futuro. Date vita al cambiamento, accettate la novità, io trasformerò la vostra misera cittadina in una città ricca, piena di vita e di gente. Benvenuti, boys and girls, a Parabola City!» - Disse, tronfio, notando anche gli sguardi stupefatti dei residenti che non sapevano di cosa stesse parlando.
    Fu lo sceriffo Scart a rompere il silenzio. L’entrata in scena di quei due contendenti bloccò tutte le normali attività del locale, come se tutti, nel medesimo istante, si fossero congelati.
    «Di cosa sta parlando?» - Chiese. Senza mezzi termini.
    «Non ascoltate le parole di Silver, è un volgare straccione che pensa che tutti siano al suo potere. Io vi porto un servizio più grande, più bello, e più coinvolgente. Un miracoloso prodigio della tecnica che vi farà dimenticare di avere una vita. Io vi darò un punto d’accesso su tutto il mondo. Per te, baro, ci saranno tornei di poker a tutte le ore in tutto il mondo. Per te, ragazzo osceno, ci saranno donnine nude da osservare finché non ti cadranno gli occhi. Per te, donna, ci saranno ricette. Per te, uomo, ci saranno documentari sulla caccia e chi più ne ha più ne metta. Tutti voi avrete quello che volete. Basta solo cominciare a pagare il prezzo dell’abbonamento e io, sicuramente, vi vorrò bene fino a che non lo disdirete e sarà solo allora che cercherò di portarvi in tribunale.» - Concluse, felice e leggermente stanco. Si notava che ormai aveva i suoi anni anche se se li portava degnamente. Ma i vizi l’avevano rovinato.
    «Tutto questo chiasso nella mia città equivale ad una dichiarazione di duello!» - Urlò sulla porta il sindaco: Jack Antenna - «Questa è la mia gente e decido io cosa è meglio per loro. Capito?» - Mentre parlava non guardò nessuno in particolare. I due stranieri lo osservarono con cura, come si conviene ad una celebrità. Jack Antenna è stato il capostipite della tecnologia. E ora, loro, sapevano che era giunto il momento di mettere fine al suo dominio e portare le loro idee nel mondo. Anche se, in fondo, tutti e due erano suoi debitori.
    Antenna lì osservò. Dai suoi baffoni bianchi si evidenziava un po’ di paura, erano tremanti come tutto il suo corpo, ormai. Il suo viso era segnato dal tempo ma poteva ancora spaventare i suoi nemici. Almeno questo si augurava.
    «Un duello. Domani mattina. Io contro voi. All’alba. Il vincitore avrà la città, il paese e tutto il mondo. Qualsiasi cosa. Basta che troviamo una soluzione. Questa città non può contenere noi tre. Siamo troppo diversi. Troppo distanti. Uno solo di noi vincerà. E solo uno di noi continuerà a vivere.» - disse, e senza attendere conferma se ne andò.
    «Ma un duello non va bene per tre persone!» - protestò Silver, molto amato quando racconta facezie e barzellette.
    «Chiamalo triello, chiamalo come vuoi, piccolo essere. Domani verrai spazzato via. Ah, che emozione. Mi libererò di te e delle tue assurde regole per sempre. Per sempre. A domani, piccolino!» - Murdoc sputò e rise, soddisfatto. Sapeva che Silver Digital era sempre suscettibile sulla sua statura. Quest’ultimo, scuro in volto, uscì davanti ai suoi scagnozzi poco dopo. Non senza prima fare qualche apprezzamento felice su una delle ragazze, tal Patrizia. Non particolarmente avvenente ma sicuramente un peperino.
    Scart, infine, rimase immobile in disparte. Non sapeva che fare. Se aiutare o meno il sindaco o aspettare gli esiti dello scontro e tenere il suo posto da sceriffo al sicuro. Ci pensò durante tutta la giornata, durante tutta la notte. E l’alba non fu mai così vicina.

    Il giorno dello scontro era privo di nuvole, privo di qualsivoglia rumore. Uccelli, persone e ambiente avevano deciso di non disturbare i tre contendenti che, all’unisono, fecero il loro ingresso al centro della piazza. L’orologio stava per battere le sette. I tre si guardarono in cagnesco. Il vecchio Jack osservava gli altri come un aquila osserva la propria preda. Silver era stranito ma deciso a vincere, non capitava tutti i giorni che si dovesse sporcare le mani, solitamente lasciava tutto il marciume ai suoi fidati galoppini. Mardoc, dal canto suo, aveva l’aria di chi, questi duelli, ne aveva fatti a decine e decine. Troppo sicuro. Troppo.
    Quando l’orologio della torre batté le sette in punto, i tre estrassero i loro telecomandi dal guscio Meliconi e iniziarono a sintonizzarsi a vicenda. Antenna fu subito fuori gioco, cadde a terra quasi senza vita. Silver si bloccò e iniziò una scansione che durò ore. Mardoc, invece, sembrava estasiato della vittoria, peccato che una nuvola di passaggio oscurò il suo segnale e quindi, anche lui, si ritrovò, senza forze, in una pozza d’acqua stagnante. La battaglia per Antenna City non ebbe un vincitore, almeno così si pensò…

    « E poi? E poi?» - chiese Roose allo sceriffo Scart. I due, nudi o quasi, erano in una camera sotto le coperte. Avevano entrambi lo sguardo felice dell’amore, il giovane tutore della legge rispose sorridendo.
    «Lo conosci il finale no? Te l’ho raccontata mille volte questa storia, e forse anche di più. D’altronde la sai benissimo. L’abbiamo vissuta!» - disse con fermezza. Ma si capiva da miglia lontane che, in realtà, serio non era.
    «Certo che so come finisce ma lo voglio sentire ancora. E’ troppo bello il finale…» - e gli scoccò un bacio sulle labbra. Scart rimase sconvolto e felice, continuò rinfrancato il racconto.
    «I tre continuarono a sintonizzarsi e disintonizzarsi a vicenda per giorni e giorni fino a quando io non mi decisi ad andar via e scappare con te, mia regina. Avevo intuito che quel paese non sarebbe stato più lo stesso da quel momento in poi ed io, sicuramente, non avrei potuto aspettare la pensione per averti. Ti amavo già dal primo istante.» - rivelò, ma lei già ne era a conoscenza.
    «Come sei romantico…» - lei gli saltò addosso, lo strinse a se con così tanta forza da farlo quasi soffocare. Il loro amore sarebbe durato per molto, molto tempo ancora.

    Morale della favola: Tra digitale e parabola scegli quello che vuoi ma senza presa Scart stai fresco!

    ~°~


    Ore 12: switch-off (MaxBrody)
    Polvere. Il sole che mi brilla negli occhi. Un tizio, alla mia sinistra, fa rotolare un coso rotondo di paglia verso la mia destra. Una folata di vento muove la bombetta del sindaco Smith. Doc Murry osserva il suo cipollone, ben appeso al suo panciotto: è mezzogiorno.
    Metto la mano destra sulla mia colt. Con la sinistra estraggo il decoder: «Un mezzogiorno...di fuoco.»

    «Eee..stoop!»
    «Perfetta! Qualcosa non ti convince, Ste?»
    Gilberto Pierdarena è il regista. Giriamo degli spot per promuovere il decoder Fire, in vista della campagna definitiva dell'anno prossimo.
    «Mah..non so...è che sono stanco..non vorrei che si ritornasse al passato..ma nemmeno che la situazione rimanesse così com'è ora..» Come avrete notato, sono dubbioso circa il mio lavoro.
    «E chi non lo è, caro mio? Ma gli ordini sono ordini..ci danno un sacco di quattrini per girare questi spot, e chi siamo noi per rifiutare dei quattrini? Dimmelo, chi siamo?»
    «Che ne so, chi siamo?»
    «Non lo so, era una domanda retorica. Ma abbiamo i quattrini, solo questo conta, oggi!»
    Gilberto Pierdarena voleva fare film, un tempo. Ma si capisce perchè continua a girare infimi spot per la tv.
    «Dopo quello che è successo due anni fa, il mondo è cambiato, caro Ste...là fuori vige la Legge del Far West, sopravvive chi è più forte.»
    «Quella è la legge di Darwin.»
    «Sì, ma pure del Far West...perchè credi che gireremmo uno spot con un duello fra cowboy, altrimenti?»
    «Perchè siamo carenti in fantasia?»
    «Eh! Eh! Il 2012 ha cambiato anche te, vedo. Sei disilluso...e ti capisco. Anche io lo sono stato, per un po'. Poi ho capito che se avessi fatto quello che mi veniva chiesto, sarei stato tranquillo. Lo so cosa pensi dei miei spot.»
    «Chi, io? Non penso nulla.»
    «Ma sì, ma sì, ma cosa credi? Che non me ne sia accorto? Ma ti dico una cosa: grazie a questi infimi spot, io ho tutto quello che mi serve. Io non vivo là fuori, in mezzo all'anarchia e al caos. Io ho messo in pratica la Legge del Far West, e ho vinto.»
    «Mmh. Finito il pippone moralistico?»
    «Sè, sé. Preparati, che c'è da assaltare la diligenza.»
    «Arrivo.»

    Nel 2012 si credeva che il mondo sarebbe finito. “E' colpa dei maya”, dicevano in tv. “Diamogli retta, ai maya”. C'avevano pure fatto un film. E noi, scemi, tutti ad ascoltare questi profeti poco telegenici e i loro maya, e intanto gli indiani Kikapu sapevano perfettamente che qualcosa sarebbe accaduto davvero, e sapevano che sarebbe stato per colpa di noi visi pallidi.
    Ti credo. A furia di inebetirci davanti alla tv, la melanina è andata a farsi friggere (da un sole lontano).
    Non potevamo sapere che il mondo conosciuto sarebbe finito.
    Nel 2012 si era proceduto ad un primo switch-off: la vecchia tv analogica avrebbe fatto spazio al digitale terrestre. Alieno sarebbe stato meglio, ma pazienza.
    Il mondo, per una civiltà strettamente legata alla televisione com'è la nostra, aveva acquisito nuove, seducenti forme, più colori, più programmi, più informazione (fatevi una risata), più tutto.

    «La Sardegna..»
    CLOPPETE, CLOPPETE
    «Stooopp!!»
    Gilberto getta a terra il cappello. Porta il cappello, manco fosse a Hollywood.
    «Che c'è?» gli chiedo.
    «Ste, stiamo girando l'assalto ad una diligenza. Sei in sella a un cavallo, hai una pistola e tu cosa fai, invece di dire la tua battuta?? Mi parli della Sardegna!! Che c'entra la Sardegna, adesso?..no, anzi, non lo voglio sapere! Basta, per oggi! Smontate tutti!»
    Non dico una parola. Mi cambio, zitto. Mi guardano male tutti. Ti credo, tutto questo si ripercuoterà sui loro stipendi. Prendo la mia Smith&Wesson (nemmeno io ho gran fantasia) e me ne vado al saloon. Non ho voglia di andare a casa.

    Vado al saloon. Tsè. Se fino a due anni avessi pensato che mi sarei ritrovato a dire frasi del genere, mi sarei fatto delle grosse risate.

    La Sardegna stillò le prime gocce di ribellione. Nessuno vi fece caso: quelli han sempre fatto come volevano, si mormorava nei bar. E i telegiornali di rado riportavano quando stava accadendo in quei luoghi. Non osavano dirlo, pena un clamoroso conflitto d'interessi: lì il digitale terrestre non si prendeva.

    «Cosa ti do, gringo?»
    «Non chiamarmi così, lo sai che non lo sopporto.»
    Il tizio dietro il bancone è Al, qualche tempo fa era un attore anche lui. Dopo gli eventi del 2014 le nostre strade si sono divise. Ora fa il barista, o, come ama dire lui, 'gestisce il suo saloon. Lui è uno dei pochi contento che il mondo sia regredito di due secoli. Dice che avrebbe sempre voluto vivere nel selvaggio West, tra la polvere e gli indiani. Beh, indiani a parte, almeno lui ce l'ha fatta.

    Erano furbi, loro. Avevano programmato uno switch-off graduale, di modo che le proteste che sarebbero scoppiate non si sovrapponessero. Ma, nella migliore tradizione degli uomini di potere, erano anche incredibilmente stupidi. Già nel 2013, senza analogico, molti erano quelli che si erano ritrovati senza televisione. Bisognava acquistare la tivvù col decoder incorporato, ma chi ce li aveva i soldi? C'era la crisi, e un po' di sana tirchieria. Così, senza le abbacinanti programmazioni del canale CinemaSex o di RaiUndici e – avevano sottovalutato questo aspetto – senza più i tradizionali canali pro-governo, molti avevano ritrovato un'abitudine che si credeva ormai irrimediabilmente perduta: avevano ricominciato a pensare.

    Goldie è una biondina all'apparenza fredda, ma i suoi ricci mi dicono che nasconde un'ardente passione, dentro di sé. Ha appena terminato il suo spettacolo, e tanti “cowboy” - così si credono – ululano come assatanati. Ci manca solo che qualcuno spari sul pianista.
    Goldie viene al bancone. Non so perchè venga proprio da me, forse la mia aria rassegnata mi fa assomigliare a James Stewart ne “I cavalieri della valle solitaria”, ma io mi sento più Terence Hill. In “Don Matteo”. Ma non amo discutere i gusti altrui, perciò mi faccio due chiacchiere con Goldie, nella speranza che dal dolce si passi poi al pepato.
    Mi dice di venire da una cittadina del “Kentucky” (dev'essere Lodi, che era una ghost-town anche prima del Grande Switch-off), mi racconta che fino allo scorso Gennaio conduceva un programma su una tv locale, ma da come evita il mio sguardo capisco che “conduceva” include molte altre cose.
    Quando le chiedo cosa faccia nella vita, oltre a mostrare le cosce nei saloon, non risponde con la bocca, ma con le mani. No, non fa quello che state pensando: mi da un biglietto. Lo leggo e, quando rialzo lo sguardo, è già sparita. Poi un BANG! improvviso attira la mia attenzione: ma è solo il pianista a rimetterci le penne, per fortuna.

    Non pensare era stato un male, ma pensare troppo era stato anche peggio. In breve la rivolta contro il digitale terrestre si allargò a quasi tutta la penisola. Riuscirono a isolarsi solo poche aree, quelle da cui il segnale partiva. Il resto del Paese cadde presto nell'anarchia. Senza digitale non c'era televisione, e senza televisione nessuno aveva niente con cui distrarsi: ognuno cominciò a pensare ai propri problemi, e a vivere la propria vita badando a non farsi sopraffarre da quella altrui. Venne reistituita la “legge del far west”, in cui tutti si rispettavano, a patto di non pestarsi i piedi a vicenda.
    Quando accadde tutto questo, preferii rimanere all'interno del mio piccolo mondo isolato, continuando a fare quello che avevo sempre fatto. Io ero...io sono un attore, non un cowboy, dopotutto. Io non ho mai voluto vivere nel vecchio west, come Al. Pertanto quando, il 1° Gennaio 2014, ormai quasi un anno fa, le emittenti governative decisero di reimporre il proprio dominio lanciando una massiccia campagna a favore del loro dannato digitale terrestre, divenni loro complice, girando quegli stupidi spot. Non sono un cowboy, io. Io i cowboy li interpreto solo.

    Oggi, però, ho la possibilità di cambiare. Sul biglietto è riportata un'ansa: dice che una carovana (niente treno, troppo riconoscibile) proveniente dall'area di Cinecittà e diretta alla zona Cologno1 passerà da queste parti. Probabilmente sono quei decoder Fire che di solito sfodero dalla mia cintola. Ne ho parlato subito con Al. Ha radunato un gruppo piccolo, ma ben assortito, di uomini di frontiera: ex-commessi in negozi di elettrodomestici soprattutto, ma non solo.
    Ci copriamo il volto con una bandana e montiamo a cavallo: chi di equini, chi di lambrette. Non fa differenza. Stavolta non è una recita. Forse il nostro gesto non servirà a nulla, ma oggi siamo certi di quello che facciamo. E' la legge del far west, e sono stufo di pestarmi i piedi.
    Un ex-manovale clandestino grida: «Hoka-hey!!» E' mezzogiorno.
    Switch-off.

    ~°~


    Il Buono, il Brutto e… il Decoder (Tyrrell)
    Mancavano poche miglia ormai e sarebbero finalmente arrivati a Springville. Lo sceriffo O’Quinn si voltò a guardare i cinque uomini esausti che camminavano in fila indiana dietro al cavallo al quale erano incatenati. Poco distante il fido vicesceriffo Jack Clayton controllava che a nessuno di loro saltasse in mente qualche alzata d’ingegno. Sul viso di O’Quinn si dipinse un fiero sorriso di soddisfazione. Non si può certo dire che la cattura di quei bastardi sia stata una passeggiata. Dal momento in cui il telegramma dello sceriffo di Strong River li informò sui cinque banditi artefici di una ripulita alle riserve della Strong River Bank in fuga verso il territorio di Springville, alla loro effettiva cattura trascorsero tre giorni, due dei quali quasi interamente dedicati all’assedio al pueblo indiano abbandonato nel quale si erano rifugiati, una volta accortisi che qualcuno era loro alle costole. I cinque banditi non erano certo tipi che si potessero arrendere con facilità, e d’altra parte avevano scelto un nascondiglio ideale per resistere ad un conflitto a fuoco. Fortunatamente, però, lo sceriffo aveva dalla sua parte, oltre al vicesceriffo, cinque uomini fidati, tutti ottimi tiratori, grazie ai quali riuscì a gestire il lungo assedio sino a quando, terminate le scorte di munizioni e stremati dalla stanchezza e dalla fame, i cinque dichiararono la resa. In definitiva si trattava di un ottimo risultato: bottino recuperato, malviventi acciuffati, nessun morto e solo 2 feriti lievi tra i suoi uomini.
    I pensieri dello sceriffo s’interruppero d’un tratto quando vide profilarsi all’orizzonte le sagome delle prime case di Springville.
    «Finalmente!» esclamò levandosi il cappello nero e passando una mano sulla testa pelata.
    «Su forza» disse Clayton rivolto ai cinque lestofanti, ormai stremati dal lungo viaggio a piedi «stiamo per sbattervi dentro una fresca e accogliente cella, dove potrete riposare le chiappe in attesa di sapere cosa vi riserverà la giustizia»
    Una volta arrivati in città, infatti, rinchiusi i cinque al fresco, avrebbero immediatamente informato lo sceriffo di Strong River dell’arresto. O almeno, queste erano le intenzioni.

    «Come sarebbe a dire che non funziona?»
    Anthony O’Quinn fulminò con una gelida occhiata interrogativa l’uomo che stava davanti a sé.
    «Beh, ecco sceriffo…» rispose imbarazzato Fred Woods, detto “Freaky” per via del fatto che una brutta caduta da cavallo avuta in gioventù gli causò la perdita di tre denti anteriori e un naso palesemente informe. Le grosse orecchie a sventola, poi, non miglioravano di certo la situazione.
    «… è da ieri mattina che ci provo ma proprio non vuole saperne di funzionare…»
    «Ma non è possibile!» gridò lo sceriffo battendo violentemente la mano destra sul bancone, con il risultato che Freaky Woods saltò letteralmente dalla sedia.
    Aveva incaricato Clayton di sbattere al fresco quel branco di malviventi, nel mentre che lui provvedeva ad inviare pronta comunicazione allo sceriffo di Storng River dell’avvenuta cattura. Ma ora quel dannato telegrafista gli stava dicendo che poteva inviare messaggi.
    «Sceriffo la prego... non è colpa nostra, pare che sia un problema diffuso… un’ora fa è venuto qui ad informarsi della nostra situazione il telegrafista della vicina Hill Town e mi ha riferito che hanno lo stesso identico problema. Pare che sia tutta colpa dello switch-off»
    «Il cosa?» domandò lo sceriffo, il cui stupore gli si dipinse in volto.
    «Lo switch-off, non ricorda? Qualche mese fa vennero quei funzionari del governo per informarci che dal quindici di Ottobre, cioè da ieri, sarebbe stato possibile effettuare solamente trasmissioni con la tecnologia digitale terrestre.
    «Maledizione, è vero!» pensò O’Quinn, il quale si ricordò improvvisamente della faccenda. Il digitale terrestre, la tanta conclamata nuova tecnologia voluta a tutti costi dal governo, al punto da pretendere che da una certa data in poi non fosse più possibile trasmettere con i metodi tradizionali.
    «Ma scusa, non avete comprato il decoder?»
    «Il decoder ci è stato fornito direttamente dal governo, ma non riusciamo in nessun modo a farlo funzionare…»
    «Ma questo è assurdo!» sbraitò lo sceriffo.
    «Abbiamo anche provato a trasmettere come abbiamo sempre fatto ma niente, la trasmissione in modalità analogica è inibita.» spiegò il telegrafista «Per trasmettere è obbligatorio utilizzare la nuova tecnologia, e se il decoder non funziona…»
    «Senti…» lo interruppe lo sceriffo puntandogli il dito indice in faccia «ho trascorso gli ultimi tre giorni mangiando polvere da sparo per stanare quei fottuti ladri, e ora non vedo l’ora di chiudere il prima possibile questa storia. E per farlo, devo contattare lo sceriffo Lewis per sapere che diavolo fare. Quindi ora prendi quel decoder e cerchi di farlo funzionare, chiaro?»
    Senza controbattere, Freaky Woods si chinò e prese il decoder da sotto il bancone, lo collego al tasto manipolatore e poi al circuito elettrico, infine lo mise in funzione premendo l’apposito tasto.
    «Dunque…» disse O’Quinn lisciandosi con fare pensieroso i baffi neri, nel mentre che fissava la strana scatola grigia «sarebbe quindi questo il decoder?»
    «Esattamente. Vede tutte queste lucine che si accendono alternativamente? Adesso si sta avviando, poi quando… ecco! Adesso rimane accesa solo la luce verde, quindi è attivo»
    «Quindi possiamo trasmettere?» domandò O’Quinn quasi esultante.
    «No» rispose Woods, e l’entusiasmo svanì di colpo dal volto dello sceriffo «adesso è attivo, ma per poter funzionare è necessario che il decoder acquisisca le frequenze di trasmissione. E il problema è proprio quello, perché nonostante abbia sempre eseguito la procedura corretta non riesce ad agganciare nessun segnale. Ora comunque riprovo. Dove ho messo il telecomando…» e si chinò nuovamente per cercare al di sotto del bancone.
    «…ah, eccolo qui! Allora… premere menu, poi install, e infine ok… ora è partito alla ricerca dei canali. Vede che si accendono alternativamente la luce blu e quella bianca?»
    «Quindi adesso sta cercando le frequenze… e quanto ci impiega?»
    «Beh, dipende… non so perché ma non impiega sempre lo stesso tempo… possono volerci anche diversi minuti»

    Per una decina di minuti lo sceriffo e il telegrafista fissarono in religioso silenzio il decoder, aspettando che qualcosa avvenisse. Poi d’un tratto le due lucine smisero di lampeggiare.
    «Ecco, ha terminato la ricerca. Ora vediamo se… nooo! Si è accesa la luce rossa anche questa volta!»
    «E cosa significa?» chiese O’Quinn.
    «Se si accende la spia rossa significa che il decoder non ha agganciato nessuna frequenza.» spiegò deluso Freaky Woods «Se invece ne avesse trovata una, si sarebbe accesa la luce arancione, lampeggiando tante volte quante sono le frequenze agganciate, per poi rimanere fissa»
    «Mah… veramente a me sembra arancione» disse indicando la spia.
    «No, questa è la rossa. Quella arancione ha un colore meno acceso»
    «Guarda che a me sembra proprio arancione… perché non provi a trasmettere?»
    «Le assicuro che questa è la luce rossa. Ma se proprio insiste…» e si mise ad armeggiare con il tasto manipolatore. Dopo qualche istante il decoder emise un deciso e sonoro beeep.
    «Negativo. Il segnale sonoro significa che non può trasmettere perché non ha agganciato nessuna frequenza»
    «Ne sei certo?» chiese lo sceriffo, quasi per inerzia.
    «Sicuro. Aspetti…» Freaky Woods cerco nel cassetto posto al di sotto del bancone, dal quale estrasse un libricino. Dopo aver sfogliato qualche pagina, trovò quella che cercava e mostrandola allo sceriffo indicò un punto preciso «Vede qui? Dice che se il decoder emette un segnale acustico significa che non può trasmettere per assenza di segnale. Se invece ne emette due brevi…»
    «Fammi vedere» e prese il manuale d’istruzioni. Dopo averlo studiato per qualche attimo disse «Qui dice anche che una delle possibili cause del mancato aggancio di una frequenza è l’errato orientamento dell’antenna. L’avete controllata?»
    «Certo, è la prima cosa che abbiamo fatto. Abbiamo anche chiamato Titus, il maniscalco, che dopo averla controllata attentamente ci ha confermato che l’antenna non ha problemi»
    O’Quinn si rimise allora a leggere il manuale. Dopo averlo studiato per diversi minuti, ebbe un’idea «Dunque, qui parla anche di un “Aggiornamento delle Frequenze”, nel caso si sia già provveduto ad effettuare almeno una installazione. Proviamo a farlo. Premi menu per due volte, poi il tasto app e ok. Vediamo che succede…»
    Freaky Woods eseguì, e sul decoder si accesero ad intermittenza la luce bianca e quella azzurra, ma per lo sceriffo era identica a quella blu. Questa volta dovettero attendere qualche minuto di più, ma ad un certo punto la spia arancione lampeggio una volta per poi rimanere fissa.
    «Ce l’abbiamo fatta sceriffo!» strillò esultante Freaky Woods «aveva ragione lei!»
    Un largo sorriso si dipinse sul volto di O’Quinn «Perfetto! Allora adesso contatta subito l’ufficio di Strong River. Il messaggio è per lo sceriffo Lewis, devi scrivergli che abbiamo catturato i cinque banditi e che rimaniamo in attesa di sapere se dobbiamo scortarli a Strong River o direttamente alla prigione della contea»
    L’indice del telegrafista premette freneticamente il tasto manipolatore, digitando, in morse, prima il codice dell’ufficio di Strong River e poi il messaggio per lo sceriffo Lewis. Dopo qualche secondo di attesa, la spia arancione si spense per cinque secondi e quando si riaccese il decoder emise un beeep lungo.
    «E fatta sceriffo! La trasmissione è stata inoltrata correttamente! Adesso dobbiamo solo aspettare che ci rispondano, dopodiché la stampante integrata al decoder stamperà il loro messaggio direttamente nel nostro alfabeto!» esultò trionfante Freaky Woods, che non stava più nella pelle dalla felicità.
    «Ottimo. Io allora vado al saloon rinfrescarmi la gola con un bel whisky. Ci vediamo più tardi»

    Dopo poco più di mezz’ora e quattro bicchieri di whisky, O’Quinn tornò all’ufficio telegrafico.
    «Sceriffo, giusto in tempo! La stampante si è appena messa in funzione»
    Impaziente di leggere la risposta, O’Quinn si avvicinò immediatamente al bancone. Trascorsero circa due minuti, poi la stampante terminò il messaggio. Freaky Woods staccò il foglio e lo mise sul bancone. O’Quinn si avvicinò per leggerlo. Ed entrambi sbiancarono.

    ORDINE DI PRENOTAZIONE PER IL QUADRO DI FABIUS NOLECI RICEVUTO. STOP.
    NEI PROSSIMI GIORNI UN NOSTRO ADDETTO VERRA’ A CASA SUA PER LA CONSEGNA. STOP.
    LA VISIONE E’ GRATUITA CON BENEFICIO DI GRADIMENTO QUINDI L’ACQUISTO NON E’ OBBLIGATORIO. STOP.
    GRAZIE PER AVER SCELTO LA NOSTRA AZIENDA. STOP.
    CORDIALI SALUTI IL SERVIZIO CLIENTI TELEMARKET. STOP.

    Rimasero immobili e in silenzio per diversi attimi. «Magari…» disse tentennante il telegrafista, dopo essersi armato di un po’ di coraggio «possiamo rifare l’installazione delle frequenze…»
    Da pallido improvvisamente il viso dello sceriffo divenne rosso, e non a causa dei bicchieri di whisky bevuti.
    «Gliela do io la reinstallazione…» ringhiò.
    Fu un attimo. Freaky Woods fece in tempo a buttarsi di lato, che una scarica di pallottole fece schizzare in mille pezzi il decoder gentilmente offerto dalle autorità governative.
    «Benvenuto sulla Terra, digitale terrestre» sentenziò soddisfatto lo sceriffo O’Quinn.
     
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    Allora allora allora. Letti tutti i racconti. Sono indeciso fra tre. Domani dedicherò due paroline ad ognuno dei sei raccontini e declamerò la mia scelta.

    Comunque livello alto, non c'è che dire.
     
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    Allora, visto che ci sto, commenti e voto:

    SPOILER (click to view)
    Bedoz: L'inizio mi ha annoiato. Lo devo pur dire. Ma il racconto, la storia, la trama migliora passo dopo passo. Il finale è il punto più esaltante dell'intera vicenda. Sicuramente nel contesto un racconto apprezzabile.

    Colei: Ci credi se ti dico che l'avevo già sospettato, dopo le prime battute, che fossero alieni? Raccontino divertente. La nostra Leader fa solo cose eccelse, non bisogna dimenticarlo.

    Dj: L'idea di buttare il buon vecchio Clint all'interno di un college americano motivo di sbavo fra tutte le ragazzine è ottima. Anche l'ultima battuta per Camp Rock è eccezionale. Solo che, purtroppo, non trovo perfetto il finale. Sembra qualcosa di incompiuto. (Non mi ammazzare!)

    Luttazzi4ever: Un inutile ammasso di parole messe di fila ad un altra per far capire che l'autore non è capace di scrivere.

    Max: Ci credi se ti dico che, ad una prima lettura, non ci avevo capito una mazza? Poi, con calma, credo di essere riuscito a rendermi conto che forse il problema ero io(considerando che l'ho letto all'una di notte!). Racconto non eccessivamente comico come il caro Max ha sempre saputo fare(anche se la battuta di Terence Hill è da scompisciarsi). Tra il serio e il faceto con un finale che mi garba non poco. Complimentoni.

    Tyrrel: Scritto bene, raccontato bene. Inizia come potrebbe finire un qualsiasi film western e con due soli personaggi crea un siparietto tra il comico e il drammatico che potrebbe accadere(o forse è accaduto) in ogni casa di questo periodo. E, quindi, per l'ambientazione eccelsa e per la storia più che buona voto il caro Tyrrel.

    100 per cento per te!!!(Se non ha votato nessun altro!)


    Così la Leader non mi picchia.

    :whip: <---Leader io ---> :cry:

    Edited by luttazzi4ever - 13/12/2009, 12:10
     
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  4. Colei che...
     
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    Oggi leggo tutto! Che bello, ben sei racconti!

    @ Lutty: non hai spoilerato un po'?!? Io per esempio mi sono letta prima il tuo commento che i racconti! ;)
     
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  5. bedoz
     
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    oggi la connessione del vicino è in stato di grazia...quindi ho potuto leggere tutti i racconti...bravi a tutti!!

    parafrasando dylan nel club dell'orrore: io darei a tutti il secondo posto a parimerito!

    scherzi a parte, ora li digerisco e poi decidero per chi votare!
     
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    CITAZIONE (Colei che... @ 13/12/2009, 11:42)
    Oggi leggo tutto! Che bello, ben sei racconti!

    @ Lutty: non hai spoilerato un po'?!? Io per esempio mi sono letta prima il tuo commento che i racconti! ;)

    Ohibò, e perché mai leggi i commenti prima dei racconti? :blink:
     
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    Ma quanto dura il contest?

    (che bel messaggio 60.001!)
     
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    CITAZIONE (luttazzi4ever @ 14/12/2009, 13:15)
    Ma quanto dura il contest?

    (che bel messaggio 60.001!)

    E lei m'infrange la cifra tonda per una domanda del genere? :nonono:
    Qui s'è parlato di far votare fino alla fine delle vacanze natalizie, ma bisogna vedere la disponibilità di chi può chiudere il topic.
     
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    Tyrrell è stabilmente in vantaggio!
     
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  10. Colei che...
     
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    Chiudo io il topic il sei gennaio. ;)

    E oggi voto.

    :)
     
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  11. bedoz
     
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    ho digerito abbastanza

    commenti:

    bedoz ...no comment

    colei che: scritto molto bene(la leader ha sempre molta classe nei suoi racconti) però il plot mi sa di già visto(come tutta la televisione mi sa sempre di già visto quindi in realtà ci potrebbe anche stare).

    Dj: lo stile di dj generlamente mi piace però il fatto che io non conosca i telefilm citati(sono troppo vecchio :P ) inficia la mia lettura.

    luttazzi: idea di partenza carina ma lo sviluppo mi risulta confuso.

    max: mi piace, lo stile, la storia, lo sfondo di lotta sociale.

    Tyrrell molto carino, scritto bene, però boh non mi convince il fatto che manchi una cornice tempo - spaziale

    voto max...
     
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  12. djJurgen
     
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    Dopo diversi giorni di riflessione (fondamentalmente la scelta era tra tre racconti), ho finalmente partorito la mia decisione!!!
    Ma partiamo con i commenti ad personam:

    Bedoz: Io glielo dissi al signor Bedo, che ci aveva inventato "l'orecchiette western". Perchè, diciamocelo, il signor Bedo è l'unico tra noi a non aver barato. Ha estrapolato l'essenza del western e l'ha adattata a una vicenda dei giorni nostri. E' stato bravo, ma secondo me c'è qualcosa che manca. Si vede che ha dovuto tirare il freno per contenere i caratteri, ha accorciato scene che richiedevano più spazio. Paradossalmente, è proprio il fatto di aver scritto una storia "esportabile" al di là del contest ad averlo penalizzato. Una storia così avrebbe avuto bisogno di più spazio, peccato. Però resta l'invidia: lui il suo racconto può esportarlo, io il mio non avrei neanche dovuto importarlo! :D

    Colei che: la leader è sempre la leader, su questo non ci piove. Ha uno stile piacevole, scorrevole, ironico. Ecco, ironico. Si è divertita molto, la leader, secondo me. Si è divertita a scrivere, si è divertita a immaginare questa simpatica scenetta di quotidianità futuristica, si è divertita a far illudere l'alieno di aver ucciso un uomo. E ha fatto divertire il lettore, cosa non da poco. Il problema è che la storia non è una storia vera e propria. E' un incipit molto divertente di qualcosa che potrebbe succedere e sconvlgere le vite dei due alieni. Un bell'incipit, ma che, come racconto completo, lascia un senso di incompiutezza.

    DjJurgen: no comment. Sono sicuro che, dovunque egli si trovi, il buon vecchio Clint stia caricando il suo fucile e prenotare il primo volo per Milano.

    Luttazzi: lo dico subito, io avrei votato per Luttazzi. Perchè il finale è una genialata assoluta, una di quelle cose che mi hanno fatto ridere per un bel pò. Dal mio punto di vista, però, è proprio il finale a rovinare tutto quello che c'è prima. Nel senso che il racconto è impostato come un racconto normale, per poi mutare in una barzelletta/favola. Secondo me bisognava scrivere tutto il racconto sotto forma di barzelletta/favola, lasciando la curiosità al lettore su dove sarebbe andato a parare il racconto. Così invece sembra quasi che il finale sia una genialata venuta lì per lì, senza essere stata preventivata. Peccato, perchè l'avrei votato davvero. Piccola considerazione: la metafora dello sceriffo che non vuole andare a prostitute fin quando è in carica è una metafora troooppo bella (nonchè attuale! :P )

    @Max: e ci siamo. Al signor Brody va il mio voto. Perchè? Perchè in tre pagine (anche meno, credo), il signor Brody ha creato un racconto accattivante, scritto bene, ironico (non penso che il signor Brody volesse far ridere, in verità), dai dialoghi serrati in pieno stile western e molto "pop". Mi ha fatto pensare alla Barbato, ai suoi casini e alla sua genialità. Ecco, mi è sembrato un racconto geniale. Intricato quanto basta per avermi costretto a rileggerlo due volte. Geniale quanto basta per non avermi fatto pesare di averlo letto due volte. Uno di quei racconti che mi piacerebbe tanto saper scrivere, senza esserne minimamente capace.

    Tyrrel: scritto benissimo, piacevole e divertente. E' un racconto western, ed è un racconto sul digitale terrestre. Il problema, almeno per me, è che non è stato un racconto western e sul digitale terrestre nello stesso tempo. Mi ha dato l'idea di un racconto frammentato in due parti, con il primo tempo dedicato al western e il secondo tempo dedicato al digitale terrestre. Il che non vuol dire che era scorretto o che c'era qualcosa che non andava, ma più che altro che non è riuscito a colpirmi. Ciò non toglie che il buon Tyrrel abbia scritto un bel racconto, ovviamente!!! :D
     
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  13. Colei che...
     
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    Tocca a me! :) Pensavo avrei avuto tempo in settimana, ma ecco che e' arrivato sabato e io ancora non ho votato! :P Ma rimedio subito. Gia' che lo hanno fatto anche gli altri, metto il mio voto "ragionato"... :P

    Mi sono piaciuti TUTTI. Livello altissimo, da professionisti. E lo dico sinceramente. E' stato difficilissimo sceglierne uno!
    Eventuali
    SPOILER (click to view)
    Il racconto di Bedo mi e' piaciuto molto! mi e' piaciuta la sua originalita', e il fatto che sia riuscito ad immergere il racconto, nonostante il tema difficile, in un contesto locale ed attuale. Buono lo sviluppo, buono il finale. Complimenti!

    Il mio racconto lo commentero' a contest chiuso. ;)

    Anche il racconto di Dj mi e' piaciuto! Nel suo e' stato un pochino piu' "tirato" a mio modo di vedere l'accostamento digitale e western, ma una volta fatto, l'ha giocato molto bene! Il presupposto di "mescolamento" dei programmi poteva (nonostante quello che dice lui) meritare molto piu' spazio. :) Se posso trovare qualche piccolo neo al suo racconto, e' che a tratti puo' sembrare un pochino confuso, ed il fatto che si appoggi a telefilm che non tutti possono conoscere abbastanza bene da poter apprezzare la storia e i personaggi (mentre Clint e' ormai una icona wester entrata nell'immaginario collettivo).

    Del racconto di Lutty mi e' piaciuto moltissimo lo sfruttamento del tema, combinato in maniera originale e divertente a elementi d'attualita'. :) E' riuscito anche a dare un minimo di approfondimento ai personaggi, nonostante lo spazio a disposizione, il che sicuramentee' un punto a favore. Un piccolo neo lo vedo proprio nell'ultima frase, a mio parere evitabile e un pochino "sminuente" il tutto. :P

    Quello di Max... insomma, mi e' piaciuto un sacco anche questo!! Ma lo sapete che mi sono piaciuti tutti... :) L'inserimento del "2012" e' geniale, e ho trovato molto originale l'idea di fondo. Inoltre e' scritto molto, molto bene, a mio avviso, e lascia trasparire una certa cultura di fondo dell'autore. Questo da' al racconto la possibilita' di avere diversi piani di lettura.
    Solo la "caduta della civilta'" in ambientazione western mi e' semrata un pochino tirata (ma ovviamente funzionale). :)

    Tyrrel. Come mi sembra abbia fatto notare Dj, nel suo racconto sono un pochino meno "integrati" i temi di western e digitale terrestre rispetto ad altri racconti. Ma la pecca e' ampiamente sorpassata dall'uso del "digitale" per il telegrafo, oggetto western che piu' western non si puo'. Il pretesto e' piccolo (digitale che non funziona), ma assolutamente adattissimo per un mini-racconto, e in questo caso molto azzeccato, nonche' affrontato piu' che bene. Parla di cose vicine a chiunque si e' visto entrare in casa l'accrocco telecomandato. Ironico, divertente, ben scritto.
    L'ho votato.


    Complimentoni a tutti! :D :clap:
     
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    Mi sembra di capire che il mio colpo di "genio" sia stata la mia condanna. Oh, mondo crudele!!! image image

    La parola "genio" è messa tra virgolette perchè il signor Zingarelli ha detto che non può essere accostata al mio nome perchè rappresenterebbe una bischerata. Non so neanche perchè abbia parlato fiorentino. Valli a capire sti vocabolari!
     
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    Ho votato il racconto di bedoz,
    SPOILER (click to view)
    che offre una buona caratterizzazione dei personaggi, oltre a rendere benissimo l'atmosfera di una cittadina pugliese.
    C'è poi una drammaticità di fondo che avvolge il lettore, e le varie scene sono/sembrano un carosello di omaggi/citazioni di spezzoni tratti dai film.

    Al secondo posto metterei a pieno titolo il racconto di luttazzi4ever,
    SPOILER (click to view)
    brillante e accattivante, con il suo umorismo sempre intelligente che dimostra quanto si possa divertire senza scadere nel volgare, ovvero senza andarsi a vedere il solito film di De Sica a Natale...

    Gli altri racconti, per un motivo o per l'altro, non mi hanno preso come i primi due... :(
     
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38 replies since 13/12/2009, 00:15   1474 views
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